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MORFOLOGIA - Modello selvaggio e trotto di resistenza

 

Costruiti per correre

Modello selvaggio e trotto di resistenza

Il movimento è una delle caratteristiche zootecniche principali per la valutazione del cane. Qualunque sia lo scopo di utilizzo di una razza, esso è legato al movimento. Un cane da caccia esegue il suo compito attraverso il movimento, così come un cane da difesa, un cane da ricerca, un cane da guardia o un cane da pastore. A ognuno di questi scopi corrisponde una tipologia di andatura specifica, che meglio si adatta alla funzione, e che è stata selezionata nel corso degli anni dagli allevatori secondo un criterio di performance. Le andature dei canidi sono il passo, l’ambio rotto, l’ambio, il trotto, il canter e il galoppo.

 Il Cane Lupo Cecoslovacco è nato come un cane pattugliatore dei confini. Il suo scopo primario era quello di percorrere grandi distanze con uno spiccato comportamento investigativo e, alla necessità, seguire specifiche tracce o piste, individuare e bloccare persone che violavano il confine. Il suo movimento per antonomasia è dunque un “trotto da resistenza”, ovverosia un’andatura la cui funzione principale è quella di trasportare l’animale con il minore dispendio energetico aumentando così la capacità nel tempo di mantenere l’andatura e di conseguenza la distanza percorribile.

Questa caratteristica, selezionata con maestria agli albori della razza, è la più consistente eredità del progenitore selvatico nella nostra razza. Molti i canidi selvatici (lupi, sciacalli, volpi, coyote) esprimono dell’andatura atta a una prolungata resistenza. La costruzione morfologica e di movimento dei canidi selvatici è definita in cinognostica come il “modello selvaggio”, modello che presuppone stile di movimento tendente appunto alla perfezione per la corsa continua. Sicuramente il Cane Lupo Cecoslovacco deve rispondere più di ogni altra razza, per standard, vocazione e origini, ai principi di questo modello.

 

 

 

I più rilevanti principi di questo modello di costruzione morfologica sono i seguenti:

A) Il formato (sagoma) del cane deve essere rettangolare, quindi la lunghezza del corpo deve essere leggermente maggiore dell’altezza al garrese.

B) la lunghezza dell’arto sotto il corpo deve essere leggermente eccedente alla lunghezza in senso verticale della cassa toracica.

C) Il torace deve svilupparsi in basso non oltre l’articolazione del gomito, ma è preferibile che ci sia un certo spazio tra questi due elementi. Deve essere lungo e appiattito sui fianchi, che si stringe nella parte inferiore. Deve essere stretto nella parte frontale, e allargarsi nella parte posteriore.

D) Gli arti anteriori sono serrati, leggermente mancini, ovverosia i piedi sono leggermente ruotati all’esterno, e di grandi dimensioni nello specifico del lupo.

E) La dorsale dal garrese deve essere dritta e la coda uscire quanto più armoniosamente da questa linea.

F) I perni sommitali (articolazione della scapola e anca) dei quarti anteriori e posteriori devono giacere in stazione e in movimento alla stessa altezza.

G) La scapola deve essere reclinata all’indietro di 25-30° sulla verticale (60-65° sull’orizzontale), la groppa (intesa come osso pelvico e non come regione esteriore) deve essere moderatamente inclinata, tra i 25° e i 30° sull’orizzontale.

H) Le angolazioni articolari devono essere moderate, il pastorale o metacarpo deve essere lungo e leggermente inclinato rispetto alla verticale dell’appiombo.

 

 La particolare forma della cassa toracica permette al canide selvaggio di avere arti stretti e serrati, conformazione che serve per far convergere gli arti sotto il corpo, particolarità che approfondiremo tra poco. Per la forma e la disposizione degli arti, lo stato e lo sviluppo di certi settori muscolari è di cruciale importanza. Come suindicato, il gomito è più basso del fondo della cassa toracica ed è quindi “libero” in stazione e in alcuni fasi del movimento. Normalmente nel  cane questo è un difetto poiché il gomito che non poggia e lavora a contatto con la cassa toracica è più soggetto a movimenti anomali che si ripercuotono in difetti di oscillazione degli arti. Analogamente l’articolazione scapolo-omerale si trova leggermente più avanti o sullo stesso piano della punta dello sterno mentre nel cane si trova più indietro in modo da lavorare sempre appoggiata alla cassa toracica. Considerando poi che la scapola (e quindi l’arto anteriore) del cane in generale non è collegata direttamente alla colonna vertebrale attraverso un’articolazione ossea (come invece lo è l’arto posteriore attraverso l’articolazione del femore) ma da un’interazione di muscoli, è logico comprendere come le articolazioni siano libere da appoggi rigidi; è quindi cruciale e fondamentale che il complesso muscolare (pettorali, sternojoidei, brachiali, bachicefalici) che presiede i movimenti delle articolazioni della scapola, scapolo-omerale e del gomito debba essere adeguatamente sviluppato e forte per impedire derive e giochi indesiderati. Il non raro problema nel Cane Lupo Cecoslovacco dei gomiti che si aprono in movimento è dovuto principalmente a un’insufficienza muscolare piuttosto che a una scorretta costruzione scheletrica.

 

Abbiamo visto in maniera veloce e sommaria le più importanti caratteristiche morfologiche del “modello selvaggio”, ora è necessario capire come si traducono nella dinamica del movimento, il trotto da resistenza. Tratteremo in questa sede il movimento ideale e corretto tralasciando la trattazione dei difetti e delle devianze che richiedono approfondimenti a sé. Sarà invece opportuna una breve spiegazione dell’andatura del trotto in termini generali.

Il trotto è un’andatura diagonale a due tempi, i piedi diagonalmente opposti colpiscono il terreno insieme, ovverosia anteriore destro con posteriore sinistro e anteriore sinistro con posteriore destro. Siccome solo due piedi per volta forniscono appoggio, il cane deve contare solo sulla quantità di moto diretta in avanti per mantenersi in equilibrio. A una velocità normale, al momento del cambio da un diagonale all’altro, c’è un quasi impercettibile momento di sospensione. Idealmente il baricentro deve rimanere sempre adiacente o in corrispondenza della linea di appoggio che unisce le zampe che si trovano a contatto con il terreno.

Quello corrispondente al modello selvaggio, o di resistenza, è un trotto in cui si esprime un’altissima efficienza di movimento con un dispendio di energia notevolmente basso; riassumendo in breve il Cane Lupo Cecoslovacco deve avere un movimento solido sulla dorsale, con minime escursioni in senso verticale e quasi nulle le azioni indotte dallo spiazzamento laterale (rollio). Gli arti si muovono lungo un asse dritto che converge sotto il corpo, verso una linea centrale di appoggio delle zampe.

L’oscillazione degli arti è buona ma non esagerata, e l’azione del piede è radente. L’azione delle zampe anteriori deve essere sempre armonizzata con quelle delle zampe posteriori, nessuna azione di compensazione è accettabile.

Uno dei maggiori responsabili del dispendio energetico nelle andature è lo spiazzamento laterale. Onnipresente in ogni andatura e dovuto allo spostamento del baricentro, impegna il sistema nervoso a continui movimenti di compensazioni (specie della testa) per il mantenimento di un equilibrio accettabile.

In un trotto di resistenza questo lavoro di compensazione deve essere ridotto ai minimi termini, quasi eliminato. Per ottenere ciò è necessario stabilizzare il più possibile il baricentro. Questo si ottiene facendo muovere le zampe in modo che i piedi appoggino su una linea unica, o quasi adiacenti a questa linea, lungo la direzione di marcia. Questo si può riscontrare quando su un terreno sabbioso o nevoso vediamo che le impronte sono quasi lungo una stessa linea. Se in stazione le zampe destre e sinistre sono parallele con una certa quantità di spazio tra di esse, in movimento esse convergono una verso l’altra per appoggiare su una linea centrale data da un piano verticale che divide il cane a metà visto frontalmente, e che è una proiezione al suolo della chiglia della cassa toracica. Importante è che la convergenza degli arti avvenga senza devianze: quando si esamina il cane frontalmente l’arto anteriore deve lavorare lungo un asse dritto che parte dall’acetabolo dell’articolazione scapolo-omerale (punta della spalla), convergente al punto di appoggio al centro lungo la linea. La scapola invece ha una certa escursione laterale nel suo movimento adiacente alla cassa toracica ma questa escursione non deve mai coinvolgere il gomito. L’arto posteriore invece, deve lavorare dal vertice (articolazione coxo-femorale) al punto di appoggio lungo un asse dritto, la cui direzione è ovviamente convergente (quindi non perpendicolare al terreno) verso la linea unica di appoggio. Ogni arto deve muoversi in conformità al rispettivo (quello anteriore con quello posteriore), inclinandosi verso l’interno allo stesso modo. Arti che nel movimento hanno devianze rispetto a questi parametri (asse dell’arto, complanarità tra arti anteriore e posteriori) sono da considerarsi difettosi e per la maggiore sono espressione di difetti apprezzabili già all’esame degli appiombi. E’ invece normale una supinazione di circa 25° gradi verso l’esterno quando l’arto è proteso in avanti, ma dal momento che è tirata indietro verso il corpo, essa ruota in pronazione per tornare parallela al terreno per la fase di appoggio.

Un movimento che non converga su una linea unica, e che è quindi parallelo nel senso che lascia due tracce parallele, è un movimento che ha una certa instabilità laterale. Lo spazio tra le due linee di appoggio è l’ampiezza entro cui si muove il baricentro a ogni cambio di diagonale. Ogni spostamento di baricentro, anche il più piccolo, è un principio di perdita di equilibrio e di caduta. Più ampio è lo spostamento del baricentro e più forte è la forza dello spiazzamento laterale, e più sono dispendiose le azioni di bilanciamento. Queste forze com’è semplice intuire sono in contrasto con la direzione del moto, e quindi rappresentano energia sprecata.

Questo modo di convergere le zampe su un’unica linea si definisce “single tracking” ed è una prerogativa del modello selvaggio, anche se più spesso si parla di “near single tracking” perché non sempre l’adiacenza alla linea unica è perfetta. Quando il movimento è su linee parallele, si riscontra non solo dall’esame dell’appoggio delle zampe, ma si evince anche dal rollio del corpo, più accentuato nella zona lombare, mentre è meno presente nell’avantreno poiché la testa e il collo forniscono una maggiore stabilità e contro bilanciamento. Quasi tutti i canidi tendono all’aumentare della velocità a convergere gli arti in direzione del “single tracking”, per i cani che rispondono al modello selvaggio, è una prerogativa tanto che è un cane correttamente costruito secondo questo modello, esibisce un “near single tracking” anche al passo.

Altro fattore cruciale per un trotto di resistenza è la solidità della dorsale atta a evitare movimenti ondulatori della stessa, che provocherebbero un movimento del baricentro in altro e in basso, movimenti che richiederebbero anch’essi delle azioni di compensazione. Per espletare a questa funzione è necessaria una corretta costruzione e rapporto tra vertebre toraciche e vertebre lombari, quindi dal rapporto tra il corpo e il rene parlando in termini di regioni anatomiche esteriori. Il rene del cane votato al trotto di resistenza non deve essere né lungo né corto ma medio, abbinato a una cassa toracica lunga. La stabilità della dorsale è data poi dal portamento della testa in avanti facendo si che il collo e la schiena muovano sulla stessa linea, e anche la coda si proietterà allo stesso modo all’indietro rispetto alla direzione di marcia, fungendo da timone e stabilizzatore. Il portamento del collo lungo la linea della dorsale è necessario per scaricare più peso sui quarti anteriori aumentando la forza di caduta in avanti e quindi la velocità. Inoltre questa postura è necessaria per una massima efficienza nell’azione della scapola. I cani hanno un muscolo che scorre dalla scapola alla testa (muscolo omotraveso) e uno che scorre dal braccio (omero) alla testa (brachicefalico). Nel tirare l’arto in avanti il brachicefalico si contrae, e se la testa è tenuta alta per esercitare la giusta tensione, l’arto sarà sollevato più del normale. La postura alta del collo aiuta a sollevare le zampe, il canide selvaggio usa questa postura solo per affrontare terreni accidentati, e per brevi periodi durante gli spostamenti per vedere meglio attorno a se o per intercettare tracce odorose nell’aria.

 

Proseguendo in quest’analisi, una volta eliminato ai minimi termini gli spostamenti di baricentro, gli arti dovranno produrre una falcata di buona ampiezza atta a produrre il maggior spostamento possibile.Questo è possibile grazie al rapporto tra le inclinazioni di scapola e groppa (osso pelvico) e il formato rettangolare del cane. Corrette inclinazioni permettono una buona ampiezza di oscillazione dell’arto (immaginandolo come un pendolo che fa perno sull’articolazione della scapola davanti e sull’articolazione coxo-femorale dietro), il formato rettangolare garantisce l’ampiezza tra i due quarti in modo che arti anteriori e posteriori non siano costretti ad azioni evasive per evitare di scontrarsi. La lunghezza del passo davanti alla scapola è circa uguale alla lunghezza del passo dietro alla scapola, analogamente sarà equilibrato il passo posteriore rispetto all’anca.

Il trotto secondo il modello selvaggio prevede una buona falcata con azione radente delle zampe, il che significa che i piedi non devono sollevarsi eccessivamente da terra. Nell’azione della zampa anteriore questo è possibile grazie alle lunghe leve rappresentate dall’avambraccio (radio e ulna) che esprimono l’oscillazione della scapola come in un pantografo. Con un avambraccio corto per aumentare l’estensione di falcata deve aumentare la velocità di oscillazione, e quindi aumenterebbe anche il sollevamento del piede quando l’arto si estende in avanti. Questo di per sé non è dispendioso energeticamente perché è la quantità di moto a produrre il sollevamento.

L’avambraccio lungo consente una velocità di oscillazione più lenta a parità di ampiezza e quindi un’azione radente del piede, la distensione in avanti dell’arto non è esagerata, il piede è portato in avanti all’incirca a livello dell’occhio con il collo proteso in posizione corretta. Il fattore cruciale (che produce spinta, velocità e quindi estensione della falcata) è la spinta di appoggio quando l’arto anteriore torna al suolo ed è riportato indietro; esaurita la fase di appoggio la zampa si solleva e il metacarpo si ribalta prontamente fino a trovarsi parallelo al terreno; a quel punto la zampa si muove in avanti sollevandosi a un livello non eccedente al livello dell’articolazione metacarpale in posizione piazzata. Analogamente l’estensione indietro della zampa posteriore dopo che si è sollevata deve essere buona ma non eccessiva, al massimo deve raggiungere l’altezza dell’articolazione del carpo piazzato, ma l’ideale è quando raggiunge solo metà di quell’altezza. In seguito la spinta in avanti e discendente dell’arto posteriore fino all’appoggio deve essere di giusta misura, sotto il piede anteriore che si è appena sollevato. L’ampiezza dell’oscillazione dell’arto posteriore sotto il cane non deve intralciare mai l’azione della zampa anteriore corrispondente, anche a velocità di trotto sostenuto. Questo è possibile, come abbiamo già visto grazie alla sagoma rettangolare del cane, ma più specificamente in questa fase dalla costruzione delle angolazioni articolari posteriori. Un arto eccessivamente angolato, magari abbinato a una groppa (osso pelvico) anch’essa eccessivamente angolata produce un movimento in avanti dell’arto posteriore troppo sotto il corpo che va a interferire con l’azione delle zampe anteriori.Il piede ovale con dita lunghe, altro segno distintivo del modello selvaggio, ha la funzione di ammortizzare parte del peso in appoggio, ma anche di adattarsi a molteplici tipi di terreno e andature (dal passo fino ai salti) inversamente ad altri tipi di piede che sono più specializzati e adatti per determinati tipi di terreno o andature specifiche.

La valutazione del corretto trotto di resistenza si può avere solo in parte nell'ambiente espositivo poiché è la capacità di resistenza la vera prova funzionale del movimento correttamente esibito, in quanto alla lunga intervengono fattori metabolici e muscolari che non sono apprezzabili in una corsa di un minuto al massimo. A questo scopo furono ideate le prove di resistenza per il Cane Lupo Cecoslovacco, e oggi solo mero espediente per i titoli espositivi. Non a caso la prova di resistenza prevede i tre livelli, 40, 70 e 100 km per differenziare l’abilità funzionale dei riproduttori.

 

Si ringrazia il sito CLC-ITALIA.IT per l'articolo.

https://clc-italia.it/articolo.php?id=194